Tardi
- Claudia Lena
- 26 mar 2020
- Tempo di lettura: 1 min
Ho lasciato perdere così tante volte che ho sentito il bisogno di fermarmi, prendere tempo e guardarmi alle spalle. Da cosa ti nascondi, Carlo?
Cosa senti il bisogno di avere tra le mani che non sia io?
Fuori piove e Bologna è più bella che mai, peccato rispecchi esattamente il mio umore: triste, instabile.
Volevi bere un caffè, parlarmi e dirmi cosa ti tiene aggrappato a una vita che non tiene conto della mia presenza. Siamo vicini in questo bar ma distanti cento chilometri. Hai ordinato senza aver voglia di bere nulla e ti ritrovi solo, con lo sguardo fisso dentro un cappuccino che nemmeno puoi bere per la tua intolleranza al latte. Non parlo, soffoco e annego in un caffè troppo amaro per essere bevuto.
Non abbiamo tratto una conclusione, l'ho capito. Hai preferito rimanere sul vago; un “No” secco alla mia domanda e il conto che hai lasciato sul tavolo.
Domani mi sveglierò con calma, cercando di non contare il tempo che ci divide. L'odore dei tuoi capelli sul cuscino, le lenzuola che hanno preso la forma del tuo corpo e questo vuoto tremendo nel petto.
Un misto di quello che hai lasciato e di quello che ti sei portato via. Un misto di sensazioni amare, come amaramente riecheggia nella mia mente quel “No”.
“Mi ami ancora?”, ti chiesi.
Troppo tardi per cercare di rimettere insieme i pezzi, troppo tardi per un ultimo caffè.
Comentários